Rientri e rimpatrio sanitario, da quando è scoppiata la pandemia a gennaio 2020, hanno subito un rallentamento notevole. Per diversi mesi (prima del vaccino) sono stati vietati o concessi in maniera sporadica, con l’apertura del vaccino si è tornati (quasi) a pieno regime. Ad ogni modo, tutte le persone che devono rientrare nel proprio paese d’origine (indipendentemente dalla motivazione) devono sottostare a regolamenti ferrei. Per avere informazioni certe e aggiornate, bisogna fare un controllo incrociato del paese in partenza e del paese di arrivo.
In caso di positività al Covid-19 infatti, scattano procedure automatiche che i viaggiatori devono prendere per forza in considerazione. In questi casi, non si può viaggiare con i mezzi commerciali e bisogna sottostare alle procedure di quarantena e contenimento previste dal paese in cui ci si trova. Le procedure scattano inoltre per tutte le persone che sono state a contatto con il positivo.
Rientri e rimpatrio sanitario in periodo di Covid-19
Le leggi sui rientri e sui rimpatri familiari con il Covid-19 sono cambiate moltissimo e vengono costantemente aggiornate in base all’evolversi della pandemia. Dal 26 novembre e fino al 15 dicembre 2021, un’ordinanza del Ministro della Salute vieta l’ingresso e il transito nel territorio nazionale alle persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno transitato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Malawi, Mozambico, Namibia, Eswatini.
L’unica eccezione è per i cittadini italiani che hanno la residenza anagrafica in Italia in data anteriore all’ordinanza. Lo Stato Italiano ha legiferato anche in tema vaccini. Dal 4 novembre 2021, i soggetti vaccinati all’estero con un vaccino non autorizzato da EMA possono ricevere una dose di richiamo con vaccino a m-RNA (30 mcg in 0,3 mL per Comirnaty di Pfizer/BioNTech; 50 mcg in 0,25 mL per Spikevax di Moderna) a partire da 28 giorni e fino a un massimo di 6 mesi dal completamento del ciclo primario. Per avere un quadro più esauriente della situazione sanitaria attuale, si rimanda alle circolari del Ministero della Salute in tema di emergenza Covid-19.
Rientro in Italia e obbligo di Green Pass
Tutti i cittadini italiani (iscritti o non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale) che sono stati vaccinati all’estero o che sono guariti all’estero da COVID-19 possono fare richiesta di Green Pass alla propria ASL di competenza. Chi non è in possesso della certificazione verde, non può entrare in territorio nazionale italiano. Attualmente la normativa prevede che l’ingresso in Italia (e il rimpatrio sanitario) sia concesso solo alle persone che:
- hanno effettuato due dosi di vaccino
- siano risultati negative a un tampone molecolare o antigenico nelle 48 ore precedenti
- sono guarite da COVID-19 nei sei mesi precedenti
Rimpatrio sanitario dall’estero
Durante un viaggio all’estero, può capitare di restare vittime di incidenti o di malattie. Sono imprevisti sporadici, ma di cui bisogna comunque tenere conto. L’assicurazione medica svolge una funzione essenziale per il viaggiatore, che si può tutelare coprendo le spese farmaceutiche, le prestazioni ospedaliere e il rimpatrio sanitario.
In alcuni casi, il rimpatrio sanitario può salvare la vita (specie se ci si trova in paesi poco sviluppati dal punto di vista sanitario). Il rimpatrio (detto anche evacuazione d’emergenza) si attiva ogni volta in cui un viaggiatore malato, o gravemente infortunato, non può ricevere cure nel luogo in cui si trova (lo Stato ospitante) e diventa necessario trasferirlo in strutture più adeguate.
Solitamente, i rimpatri sanitari (per malattia, infortunio o decesso) vengono gestiti dalla compagnia assicurativa che in base alle condizioni del paziente, definisce e coordina le procedure e la parte burocratica. Il trasferimento del paziente può avvenire sia con aereo di linea sia con aereo privato: in entrambi i casi, dovrà essere presente il personale medico. La compagnia assicurativa, in base alle condizioni del paziente, può decidere anche di trasportare il paziente e/o i pazienti in piccoli aerei con le stesse dotazioni dell’ambulanza.
Rimpatrio della salma
Molto più complesso (sotto tutti i punti di vista) il rimpatrio della salma, perché coinvolge aspetti legali e burocratici. La maggior parte delle compagnie assicurative ha in essere convenzioni con agenzie funebri locali e internazionali e si attiene alle stesse. Il primo passo è il certificato di morte, che dopo la registrazione termina all’interno dei registri dell’ambasciata competente. La bara deve essere in zinco e deve essere sigillata e controllata con apposita procedura dalle autorità consolari o dall’ambasciatore. Il rientro in questo caso deve avvenire con un aereo di linea.